“Basil!” gridò Venturo.
Nel momento in cui l’onda d’inchiostro investì il topo, ci fu un accecante vortice di luce. La giacca marrone di Basil si colorò di uno splendido blu e un marchingegno con ingranaggi e con un propulsore apparve all’improvviso sulla sua schiena. Delle cinghie lo fissavano saldamente al corpo del topo, le cui mani poggiavano su una serie di leve.
Gli occhi di Basil si strinsero, mentre provava i controlli. “Ha ha!” esclamò, mentre si librava in aria. “Che cosa straordinaria.” E, detto ciò, si allontanò.
Grida e risatine riempirono la Sala di Lorcana. Venturo vide un glimmer di Cenerentola sussultare mentre l’inchiostro iniziava a cambiarla, ma la marea crebbe improvvisamente e lo travolse prima che potesse vedere cosa le fosse capitato. Il fiume di inchiostro — assieme a molta della leggenda esposta nella Sala di Lorcana — lo trascinò fuori dalla sala e giù per un largo corridoio. Venturo cercò qualcosa a cui potersi aggrappare, ma non c’era nulla. Con un sussulto, si rese conto che lì dove avrebbe dovuto esserci il muro esterno dell’Illuminarium, ora c’era solo un grosso buco, che si apriva a un’altezza vertiginosa sopra le Terre d’Inchiostro.
Il tempo trascorso a Lorcana balenò davanti agli occhi di Venturo — inchiostrare il suo primo glimmer, scoprire aggeggi fantastici, passare il suo tempo sia con eroi che con cattivi. Se solo avesse potuto salutare Shanzay e…
“Martin!” gridò.
Il suo amico si stava sporgendo da una porta poco avanti, cercando di raggiungere qualcosa nella marea che Venturo non riusciva a vedere.
“Martin!” Venturo gridò, ancora più forte.
Martin vide Venturo e i suoi occhi si spalancarono. “Resisti!” Martin gli urlò di rimando, facendosi sentire sopra il rumore del fiume d’inchiostro. Si sporse ancora di più, afferrando la maglietta di Venturo e, con un forte grugnito, lo trascinò fuori dalla marea. I due incespicarono all’indietro fino a urtare la ringhiera di una balconata.